domenica 22 gennaio 2012

Out-take #1

C’è questo appartamento in cui ho soggiornato per una settimana. Non c’è un motivo sensato per cui mi viene in mente ora. Il più delle volte si fanno associazioni mentali del tutto casuali. È la casa degli amici dei miei che siamo andati a trovare. Siamo nel 1989, ho tredici anni. Sono magro e indosso una giacca troppo leggera. Siamo a Montreal, la città dove sono nato ma di cui non ho ricordi. Ora cerco di farne incetta, di ricordi, e osservo/registro/assoporo tutto ciò che posso. In questo ho una fame da adolescente. È Natale e sta nevicando. Fuori ci sono venti gradi sottozero, ma la casa è calda e confortevole. Ci si sta bene, altroché. L’amica dei miei è una bella donna sui cinquanta. Ha due figli maschi che hanno più o meno l’età di mio fratello, quindi sono più grandi di me. Noi guardiamo la tv in salotto, forse basket o forse un altro sport. L’amica dei miei ci raggiunge e ci dice che quando nevica il giorno di Natale l’anno che segue sarà fortunato. Tutti noi sappiamo che sta morendo di cancro, anche se mica sappiamo bene cosa vogliono dire le parole “cancro”, “fortuna” e “morte”. La ascoltiamo e annuisco sorridendo. Fuori continua a nevicare, pare non poter smettere. È tutto bianco in città. Ma dentro fa caldo, caldissimo. Si sta bene, proprio.