giovedì 12 marzo 2009

1.

Della scorsa estate ricordo soprattutto un gran senso di appartenenza. Al genere umano, alla vita. La respirazione. Inspirare. Espirare. Il cuore che batte. Il cuore che non batte. Il silenzio. In tutto questo vedevo qualcosa di magico, mi sembrava, certi giorni - e solo ora me ne rendo conto - di percepire una straordinaria comunione con ciò che mi circondava. Ricordo un enorme mal di testa, misto a una spossatezza fuori dal comune. Un polpo bollito buonissimo. L’ultima sigaretta. Ora è più che altro un maldestro tentativo di mantenere il controllo, la sensazione continua, assillante delle volte, che tutto sfugge di mano, ogni cosa è viscida, scivolosa, umida. E più la stringi più ti sfugge.
Faccio un piccolo bicchiere con le mani unite. Lo metto sotto il rubinetto, fino a riempirlo. Poi guardo il livello dell’acqua scendere fino a scomparire.