domenica 22 gennaio 2012

Out-take #2

Tutto mi passa accanto da molto, troppo tempo. Anna, ad esempio. Anna è magra e ha labbra di velluto. Pedala una Rossignoli degli anni Settanta con una grazia innaturale. Anna è di una bellezza non compromessa, selvatica. Sono giorni che mi siedo al bar dell’angolo, facendo finta di leggere il giornale. Il bar è di fronte al negozio dove lavora. Ecco la signora del quinto piano, entra con il tacco dieci e una scia dolciastra che sa di centro commerciale. Ecco l’uomo con la camicia a righe strette e le iniziali cucite sotto il capezzolo sinistro. Ecco la coppia di trentenni, lei che è l’uomo, atletica, scattante, sicura di sè, lui che si guarda in giro con sguardo smarrito e/o vuoto e/o inebetito e/o remissivo, gli manca solo la museruola. Entrano insieme, ma lui dopo cinque minuti è già fuori dal negozio a fumare tre sigarette contemporaneamente. Poi verso le undici e mezzo c’è sempre un momento di pausa, un momento in cui magicamente nessuno, mai, nessuno entra nel negozio di mobili etnici. Dovrebbero farci uno studio sulle ricorrenze degli orari delle attività commerciali. Alle undici e mezzo, dicevo, Anna mette il cartello “torno subito” e attraversa la strada. Oggi indossa un vestito azzurro e un paio di mezzi stivali marrone chiaro. Io alzo il giornale e mi metto a leggere i titoli della cronaca locale. Un ragazzo ferito in una rissa, durante una serata in un locale. Pensa te. È dura essere giovani oggi. Abbasso il giornale e vedo le spalle di Anna.